Per dire le parolacce ci vuole il certificato medico.

Io credo che una mia autopresentazione potrebbe esaurirsi dicendo che quando avevo quattro anni godevo a far credere agli amici dei miei genitori che sapevo già leggere. Conoscevo a memoria tutti i libri di fiabe che mia madre mi leggeva, sapevo anche quando era il momento di voltare pagina. Così, me ne stavo lì sul divano e, quando loro entravano, subito erano estasiati dalla visione di me che leggevo perfettamente, a voce alta, sfogliando le pagine e tutto il resto ed esclamavano “UoOOOoU ma tua figlia è un genio!”. Mia madre, senza distogliere lo sguardo dalle coppette dei gamberetti in salsa rosa, rispondeva “No, è un’imbrogliona.”

Uo uo uo uo uoooo

Quindi la chiudiamo qui? Non mi piacciono le autopresentazioni.
Il momento giusto per voltare pagina. Il momento giusto.
Andiamo avanti? Ok.
Volevo chiuderla qui e invece andiamo avanti. Andiamo avanti. Volevo chiuderla qui. Io di solito ho un problema a chiuderla qui, ma adesso che voglio chiuderla qui, che ci riesco, allora dite che andiamo avanti. Va bene, va bene. Bene. Bene! Andiamo avanti. Io di solito ho un tale cazzo di problema a chiuderla qui che… Che non riesco mai a dire “oh ciao, io vado”, no, aspetto sempre che qualcun altro saluti per primo, co-così poi dico “vado anch’io”. E la volevo chiudere qui ma, no. Cazzo.
Chi sono, cosa mi piace. Mi piace tuffare la mano in un sacco di legumi. Ecco, una cosa l’ho detta. Ma non è vero porco cazzo impestato, non sono mica quella sfigata cessa di Amélie, cazzo. Cessa.

Io ho paura di diventare brutta, ne ho una paura tremenda. Per questo nuoto sempre, continuamente. Perché in acqua mi fe-fe-fermo. Quando devo andare a nuotare ci riesco a dire “Oh ciao, io vado”. Certo che vado, stronzi. Per questo mi guardo allo specchio nuda, perché secondo me nuda sono più bella che vestita. Per questo cerco sempre di farmi crescere i capelli lunghi come Novembre, anche se poi non ci riesco e mi fermo sempre un po’ prima come Febbraio.
Io ho paura di diventare brutta. Brutta. Brutta. Brutta!
Che paura porcodd… ecco mi sono fatta male al braccio! Ho sba-sbattuto! Quando mi spavento mi partono le braccia. Per questo voglio essere baciata, sempre. Per questo voglio essere presa con le mani e non con le pinze, anche se lo so che mica è facile prendermi con le mani quando mi partono le braccia a cazzo… Ma porca puttana cosa devo fare non è colpa mia cristo santo porca troia.

Se divento brutta cosa faccio?
Non sono capace a cucinare i gamberetti in salsa rosa.
Non sono capace a invitare la gente a cena.
Non sono capace ad arredare la casa.
Non sono capace a comprarmi vestiti decenti.
Non sono capace a mettermi lo smalto sulle unghie.
Me lo mette mia madre lo smalto. Sì eh! Mia madre me lo mette. Sì esatto, le braccia che partono a cazzo.

A mia madre le voglio chiedere che m’insegni a fare la sfoglia prima che muoia, perché sarebbe brutto non farlo e poi doverlo imparare da un tutorial su youtube, perché lei non ci sarà più.
Io sono un po’ come la pasta all’uovo trafilata al bronzo. Trat-t-t-tengo. Tengo. Ri-ri-ritengo! Porco boia che belle le parole, più delle persone a volte. Così insomma, come quella pasta lì, non mi scivola addosso niente. Mi ossessiono, ma di una cosa alla volta però eh.

Quindi me lo dica dottore, cos’ho? Ho l’autismo? Ho la Tourette? Eh. Eh. Eh?!? Perché io devo pensare una cosa alla volta! Che cessa sfigata Amélie, porco cazzo.

 

(Post del 20 gennaio 2015)

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